venerdì 6 novembre 2009


Non sono un cattolico praticante. Non sono un fedele, non vado a messa la domenica, non prego mai e forse non credo nemmeno. Non lo so, diciamo che "spero". Spero ci sia qualcosa o qualcuno, perchè come tutti, avrei piacere che dopo la morte ci fosse qualcos'altro, sempre che non sia comandato anche quel qualcos'altro da Berlusconi.
Ciò premesso, secondo me i crocefissi stanno bene dove sono.
Non fosse altro perchè mi ricordo di quando ero bambino, e la maestra ci faceva dire le preghiere e io lo guardavo.
Era l'istruzione che mi si stava dando, che mi ha permesso di diventare quello che sono, con la cultura italica che, volente o nolente, prevede il cristianesimo.
Voglio però poter dire una cosa: l'incredibile baraonda che si è creata attorno a questa cosa (che fondamentalmente non è così importante anche perchè, voglio ricordarlo, la scuola è un luogo statale, e lo stato è inequivocabilmente LAICO), la dice lunga su quanto i nostri pensieri siano drogati dai media. E non mi riferisco alla droga che sniffano i nostri politici, ma alla ben più grave droga mediatica sotto la quale siamo costretti a vivere.
Io mi incazzo di più contro lo scudo fiscale, perchè chi evade le tasse è un criminale.
Mi incazzo di meno contro il discorso del crocefisso, perchè chi non è cattolico criminale non lo è.
E se uno è cattolico, ci sono i posti giusti per poter pregare finchè si vuole.
A me, i soldi in busta paga delle trattenute fiscali, non me le rende indietro nessuno. Men che meno gli evasori.

Vignetta da http://gavavenezia.blogspot.com/

1 commento:

  1. Io sono credente, ma poco praticante. Comunque, due domeniche fa ero a Messa e il prete del mio paese ha chiuso l'omelia sdegnandosi e dichiarandosi affranto per la questione del crocefisso.
    Suo ospite sull'altare, un padre missionario in Brasile. 80 anni ben portati, 50 di questi trascorsi in missione.
    Salutandoci, ha detto queste parole: il vostro parroco è affranto, ma io vi dico di provare dolore non per il crocefisso che verrà tolto dalle scuole, ma per gli uomini e le donne immigrati che abbiamo ridotto nella condizione di clandestini. Loro sono i nostri Cristo in croce.
    Credo abbia cento volte ragione.
    Complimenti per il blog.

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