mercoledì 26 maggio 2010

Vita

" 'Van Loon' è dedicata a mio padre, che leggeva le opere di questo Piero Angela dei suoi tempi, cioè gli anni '30. Van Loon era un olandese (o un fiammingo, non ricordo bene) divulgatore di storia, geografia e umanità varia, i cui scritti si trovavano di frequente nelle case di chi, come mio padre, aveva molti interessi ma non aveva avuto l'occasione e i soldi per studiare. Una canzone molto intensa che ho provato più volte a inserire nella scaletta dei miei concerti. La provo e poi sono costretto a rimetterla via. Non riesco a farla senza star male e piangere, perché, nel frattempo, mio padre è morto. Un autore dunque degli Trenta, Quaranta, uno scrittore della generazione dei nostri padri: io l'ho identificato con quella generazione che da giovane pensi fatta di perdenti. Ma crescendo ti accorgi che tuo padre non era un perdente, era semplicemente uno costretto a vivere così. Da giovani si pensa che mai si scenderà a compromessi, che nessuno potrà costringerci. Col tempo si cambia idea. [...] Più l'età si allunga e più capisci quei padri che anni prima avevi rifiutato o combattuto, soprattutto perché le loro sconfitte sono diventate poi anche le tue e così le piccole, tempo prima non riconoscibili, vittorie" - Francesco Guccini.

martedì 30 marzo 2010

Populisti, non mollate!


Il largo uso che i politici e i media fanno del termine "populismo" ha contribuito a diffonderne un’accezione fondamentalmente priva di significato: è rilevabile infatti la tendenza a definire "populisti" attori politici dal linguaggio poco ortodosso e aggressivo i quali demonizzano le elite ed esaltano "il popolo"; così come è evidente che la parola viene usata tra avversari per denigrarsi a vicenda – in questo caso si può dire che "populismo" viene talvolta considerato dai politici quasi come un sinonimo di "demagogia". (fonte Wikipedia)

Grillo e Di Pietro sono accusati di populismo, perchè osano dire le cose come stanno.
In un paese dove corruzione e malaffare sono a livelli indecenti, denunciare il fatto come questione basilare per la politica è buon senso e onestà di intenti, non populismo.
Ma i corrotti e i disonesti, non avendo argomenti per controbattere, usano questo termine.

Sono appena avvenute le elezioni regionali, e sono già stufo di sentir maledire Grillo perchè avrebbe tolto voti al centro sinistra.
Il mio parere è che chi afferma questo non sa nemmeno cos'è il più elementare concetto di Democrazia: Il moVimento di Grillo si è presentato REGOLARMENTE (dettaglio non da poco) alle elezioni, ed aveva tra i suoi candidati solo persone INCENSURATE (dettaglio più unico che raro).
Ma nell'Italia ormai Berlusconiana anche a sinistra, queste sono macchie, non qualità.

Sono sdegnato, da questo prima ancora che dalla vittoria verde-azzurra.

Mi consolo così: Di Pietro + Grillo, al nord hanno circa il 10% dei voti.
Quando esco di casa, ogni giorno, so che se frequenterò un centinaio di persone, almeno 10 saranno intellettualmente oneste.

martedì 9 marzo 2010

Bloody Mary


E' un po' che non scrivo, fra le tante ultime porcherie non trovavo la giusta ispirazione.
Ma oggi si.
Oggi ho appena letto che Berlusconi è risentito per il mancato rispetto della democrazia, avendolo preso in quel posto per la questione Polverini.
Allora ho deciso che non c'è bisogno di aggiungere altro... è già contropoducente per sè stesso...
Allora mi dedico al mio hobby preferito: giocare al barista.

Il Bloody Mary è un aperitivo favoloso, se fatto bene.
Se è fatto male è imbevibile e dà il voltastomaco.
Non è difficile da fare, ma bisogna seguire attentamente le dosi e la metodologia.
Si può fare shakerato, ma io personalmente lo preferisco preparato direttamente nel bicchiere.
E nel bicchiere old fashion, anche se alcuni dicono che va nel tumbler alto.
Dunque.
Si prende un bel bicchiere old fashion, quello della caipiroska, per intenderci.
Si riempie di ghiaccio, poi si versano 4 cc di vodka.
Poi si spreme un quarto di limone, e si versa nel bicchiere il succo ottenuto.
A questo punto si riempie il bicchiere con succo di pomodoro.
Si trova al supermercato, fra i succhi di frutta.... qualcuno si sarà chiesto chi diavolo li compra.... ecco: quelli che fanno i bloody mary.
Dopo di ciò, bisogna condire il tutto.
Due spruzzate di tabasco e due spruzzate di salsa worcester.
Anche queste si trovano al supermercato, di solito vicino alla salsa di soia, che personalmente non ho ancora capito chi caspita la usa e soprattutto per cosa.
Un pizzico di sale e una bella spolverata di pepe, e il gioco è fatto.
Si mescola il tutto, e se proprio volete fare i fighi, ci infilate dentro una gamba di sedano.
E' un ottimo aperitivo, e sorseggiandolo è piacevolissimo mangiarci assieme la gamba di sedano, se siete stati sboroni da mettercela.
Buon drink!

giovedì 18 febbraio 2010

That's incredible!


Il premier più inquisito e indagato del pianeta Terra ha dichiarato che vuole pene più dure per la corruzione, e ha annunciato che espellerà dal PDL chi commette reati.
Quando l'ho letto, ho portato il puntatore del mio mouse sull'orologio in basso a destra del mio monitor, volevo controllare non fosse il primo Aprile.
Invece era il 18 febbraio.

Questo personaggio è stato indagato una ventina di volte prima di scappare dalla giustizia buttandosi in politica.
Dopodichè ha inanellato una serie di leggi ad hoc per salvarsi letteralmente il culo.
E questa cosa glie lo ha reso molto difficilmente riconoscibile dalla faccia.

Per farlo ha fondato una partito con un individuo condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.

Dopodichè ha patteggiato reati fiscali e si è avvalso di decorrenze dei termini.
Dopo essere apparso con la Carfagna in un comizio dicendo che bisogna inasprire le pene per chi va a puttane, è successo il caso D'Addario e Harem di teen ager al seguito, ma secondo me il reato più grosso è stato quello di aver fatto ministro la stessa Carfagna.

In un paese normale una dichiarazione così fatta da un'individuo simile provocherebbe un'aumento vertiginoso di vendite di uova marce, pomodori, e cose simili... e un'inaudito traffico ferroviario e stradale per la via di Arcore.

Qui da noi, nelle edicole, si puo' vedere un libro intitolato "Noi amiamo Silvio".
E contrariamente alla logica più elementare, non è affatto un libro di satira.

lunedì 15 febbraio 2010

Senza Parole

Riporto una lettera pubblicata su Repubblica.
Non credo ci sia bisogno di dire altro.

"Egregio Signor Presidente del Consiglio,

le scrivo su un giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo, perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato persone a me molto care: "le belle ragazze albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle ragazze possiamo fare un'eccezione."

Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia, le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate, devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio, della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni più tardi - che le incisero la sua professione sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite, mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente... Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le invierei una copia del mio libro, o le spedirei il documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma l'avviso, signor Presidente: alle battute rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la smettesse di considerare i drammi umani come materiale per battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

* Elvira Dones, scrittrice-giornalista.
Nata a Durazzo nel 1960, si è laureata in Lettere albanesi e inglesi all?Università di Tirana. Emigrata dal suo Paese prima della caduta del Muro di Berlino, dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Attualmente risiede negli Stati Uniti, dove alla narrativa alterna il lavoro di giornalista e sceneggiatrice.

giovedì 11 febbraio 2010

La vergogna di dirsi berlusconiani

Con Berlusconi si manifesta un singolare fenomeno, già noto ai tempi della Democrazia cristiana. Negli anni Sessanta e Settanta erano rarissimi quelli che ammettevano di votare Dc. Ma il partito del "Biancofiore, simbol d’amore" prendeva regolarmente, a ogni elezione, il 30 per cento dei suffragi. Evidentemente chi lo votava se ne vergognava.

Così è con Berlusconi. Nei bar, nelle palestre, in piscina, ai bagni o in qualsiasi altro ritrovo pubblico che raccolga un po’ di gente, nessuno, anche quando il discorso cade sul politico, dice di votare Berlusconi.

E anche fra i giornalisti, a meno che non siano i giannizzeri del Giornale, di Libero, di Panorama, e pure qui non sempre, nessuno ti dice apertamente che sta con Berlusconi. Un poco se ne vergognano, anche loro.

Ma i berluscones si smascherano in modo indiretto. Se uno ha in orrore Di Pietro, considerandolo il vero "cancro morale" di questo paese, è molto probabile che sia un berluscones. Se vi aggiunge Marco Travaglio ne hai quasi la certezza. Se ci mette anche Giorgio Bocca è matematico.

Per Di Pietro la cosa si capisce, perché è l’unico, vero, contraltare politico del Cavaliere e, per soprammercato, porta avanti il discorso della legalità. E i berluscones detestano la legalità, naturalmente quando si pretende di richiamarvi "lorsignori", per gli altri c’è la "tolleranza zero".

Sono i liberali alla Ostellino, alla Galli della Loggia, alla Panebianco, i liberali da Corriere della Sera (scriveva un indignato Panebianco ricordando l’orribile stagione di Mani Pulite: "L’opera di repressione non doveva più occuparsi prevalentemente, come aveva sempre fatto, dei ‘deboli’ e dei reietti, ma poteva rivolgersi anche ai potenti" – Corriere della Sera, 20/9/1999 – e in un altro pregevole scritto "Non parliamo d’altro che di 'corruzione', 'concussione', 'abuso di ufficio' e non ci accorgiamo dei reati di vero allarme sociale che sono quelli della microcriminalità", e ancora "La legalità, semplicemente non è, e non può essere, un valore in sé" – Corriere, 16/3/1998).

Peraltro l’orrore per il "giustizialista" (altra parola magica che smaschera il berluscones occulto) Di Pietro è un poco contraddittorio. L’intera classe politica attualmente in sella, berluscones in testa, non esisterebbe se non ci fosse stato il "giustizialista" Di Pietro. Particolarmente grottesca è l’avversione a Di Pietro degli ex Msi, ex An, oggi Pdl che, dopo essere stati espunti per decenni dalla politica con la truffa dell’"arco costituzionale", tornarono all’onor del mondo proprio grazie a Mani Pulite.

Dove sarebbe oggi, senza Di Pietro, per esempio l’onorevole La Russa, disonorevole ministro della Difesa? Sarebbe ancora nelle catacombe a fare il "cattivo maestro" di ragazzi che poi, sotto quelle suggestioni, andavano magari a rovinarsi tirando qualche bombetta (Murelli e Loi).

Travaglio è scontato. Sulla legalità ha un rigore torinese, jansenista. Sia a destra sia a sinistra per la verità, ma il berluscones non va tanto per il sottile. Quando però gli chiedi cosa rimprovera a Travaglio, farfuglia. Il massimo che riesce a dire è che "con i libri su Berlusconi ci ha fatto i soldi". Che è come dire che Sciascia non doveva fare le denunce di Todo modo perché quel libro ha venduto.

Ma il più incomprensibile, e quindi il più significativo, è Giorgio Bocca. Se in una conversazione salta fuori, per qualsiasi motivo, il nome di Bocca, il berluscones occulto cade in deliquio, fa il ponte isterico, gli viene la schiuma alla bocca e manca poco che venga preso da una crisi epilettica. Eppure Bocca è stato il primo giornalista italiano di sinistra, ma anche non di sinistra, a denunciare sul Giorno, in un memorabile reportage degli anni ‘60, che cosa fosse realmente la gloriosa Unione Sovietica.

Meriterebbe un posto d’onore nel mondadoriano e berlusconiano opuscolo "Il libro rosso degli orrori del comunismo". Invece i berluscones lo odiano. E si vedono anche delle sciacquette del giornalismo nostrano, gente che ha cominciato a scrivere editoriali, cioè temi da liceo, a vent’anni, e a trenta, non avendo fatto alcuna esperienza sul campo, non san più che dire, storcere il naso di fronte al nome di Giorgio Bocca e alla sua straordinaria carriera che gli permette, alle soglie dei novant’anni, di essere ancora perfettamente lucido sulla pagina.

"Non devo alcun rispetto a Bocca" scriveva tempo fa un pinchetto di cui non ricordo il nome, poniamo un Facci qualsiasi, mentre dovrebbe fare i gargarismi prima di pronunciare il suo nome invano. Comunque sia un indizio è un indizio. Tre indizi (Di Pietro, Travaglio, Bocca) fanno una prova.

Quindi se vi capita in casa un tipo mellifluo, che affetta equidistanza, ma quando sente i nomi di quei tre ha reazioni da demonio finito in un’acquasantiera, potete andare sul sicuro: è un berluscones doc. E cacciatelo a pedate nel culo perché non ha nemmeno il coraggio civile di essere ciò che è.

Massimo Fini
Da il Fatto Quotidiano dell'11 febbraio